Carotidi: come si proteggono per evitare la stenosi

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    Carotidi: come si proteggono per evitare la stenosi



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    COME PROTEGGERE LE CAROTIDI

    Di solito la placca aterosclerotica si forma al livello della biforcazione carotidea, dove la carotide si biforca interna, destinata al cervello, ed esterna, che va verso il massiccio facciale.

    Poiché la stenosi è una condizione causata dall’alterazione della parete dell’arteria, dovuta ad un aumento del colesterolo, nella protezione delle carotidi sono fondamentali:

    Avere il colesterolo basso e controllarlo secondo le indicazioni del medico
    Non fumare: la nicotina può irritare il rivestimento delle arterie
    Controllare la pressione e fare in modo che non sia troppo alta
    Fare attività fisica con regolarità
    Mantenere il peso corporeo nella norma
    Controllare, con l’aiuto del medico, i possibili fattori ereditari

    STENOSI CAROTIDEA

    Generalmente la stenosi carotidea non presenta sintomi particolari, e questo la rende ancora più insidiosa. Quando il restringimento della carotide diviene abbastanza grave da privare il cervello di sangue può verificarsi un’ischemia cerebrale sotto forma di un attacco ischemico transitorio (TIA) o di ictus ischemico.
    TIA: il calo nell’afflusso di sangue al cervello è reversibile e di breve durata (meno di 24 ore, in genere tra i 30 e i 60 minuti). Può preludere a un ictus vero e proprio nei tempi successivi.

    Nel caso dell’ictus ischemico, la compromissione del flusso sanguigno al cervello per la presenza di un embolo ha una durata maggiore con danni irreversibili. Gli ictus ischemici derivanti da stenosi carotidea sono pari al 20-25 per cento del totale. Con l’ictus cerebrale, infine, l’afflusso del sangue al cervello è completamente bloccato: questa è la prima causa di disabilità in Italia e la terza causa di morte nei paesi occidentali.
    SINTOMI
    La stenosi carotidea si può presentare anche con alcuni sintomi, molto evidenti.

    Perdita della sensibilità in un lato del corpo o del viso.
    Paralisi di un lato del corpo o del viso (paralisi del braccio o della gamba, paralisi facciale).
    Mancanza di forza al braccio e alla gamba
    Poco coordinamento nei movimenti
    Disturbi visivi (perdita della vista, visione sdoppiata o annebbiata).
    Perdita di coscienza
    Difficoltà del linguaggio (afasia) o della articolazione delle parole (disartria).

    Ma potrebbero sperimentarsi anche vertigini, perdita di equilibrio, o un forte mal di testa improvviso, senza una ragione apparente.

    Se dovessero verificarsi episodi del genere, è importante rivolgersi ad un medico e individuare con test diagnostici qual è la causa dell’insorgere di tali sintomi. Talvolta, un TIA può verificarsi anche per l’ostruzione di altre arterie. Risulta, quindi, vitale comprendere l’origine del disturbo tempestivamente.
    DIAGNOSI

    L’esame più importante per evitare la stenosi carotidea è l’ecocolor-doppler delle carotidi, indicato in chi ha già mostrato sintomi cerebrali, ma utile anche in soggetti asintomatici, soprattutto se presenti fattori di rischio cardiovascolare (colesterolo alto, diabete, obesità, sedentarietà, ipertensione, fumo e età avanzata).

    In base all’entità del restringimento possono essere prescritte altre indagini come la Tac o la risonanza magnetica della carotide.
    CURE

    Quando si iniziano ad avvertire sintomi o si sperimentano casi di TIA o ictus, bisogna passare ai trattamenti, diversi a seconda dell’entità del danno.

    TERAPIA CONSERVATIVA

    La terapia conservativa è indicata nei casi in cui si ha a che fare con una stenosi carotidea di lieve entità. Il medico curante, quindi, indica al paziente delle soluzioni su come intervenire sullo stile di vita in generale e può fornire una nuova dieta, più sana ed equilibrata, consigliando un’attività fisica regolare.

    Le persone con problemi di sovrappeso o obesità sono invitati a perdere peso poiché fattori di rischio importanti come anche il fumo e l’alcol, da evitare assolutamente.

    Nei casi di ipercolesterolemia, problemi di aterosclerosi e danni cardiovascolari, bisognerà intervenire anche con i giusti trattamenti, con la prescrizione di farmaci specifici.
    QUANDO INTERVENIRE ALLE CAROTIDI?

    L’indicazione di intervenire, attraverso un intervento chirurgico, si riferisce solo a casi di stenosi grave. Ciò significa una riduzione del lume della carotide non al disotto del 70-80 per cento. Ovviamente, poi contano anche altri fattori, come le condizioni generali del paziente e il livello di ereditarietà della patologia. Allo stesso modo l’intervento è necessario dopo un ictus o in TIA.
    INTERVENTI ALLE CAROTIDI

    L’intervento chirurgico, come già accennato, è indispensabile in seguito ad un ictus ischemico o cerebrale, ma anche dopo un episodio minore come un TIA. In dati casi, può essere richiesto l’intervento anche per condizioni a rischio per prevenire una fatalità.

    La terapia chirurgica o endovascolare può essere indicata per i soggetti con stenosi grave e, quindi, con una occlusione carotidea importante. Questo è vero anche per i pazienti che sperimentano sintomi dove si interviene se l’occlusione è superiore al 50%.
    Per coloro che non presentano sintomi, in genere, si interviene chirurgicamente solo se il restringimento carotideo raggiunge il 70-80%. Prima di confermare un’operazione chirurgica, il medico competente valuta anche la struttura degli ateromi, ossia le placche che fungono da ostacoli nelle carotidi.

    Le placche molle, ad esempio, sono collegate ad un rischio superiore di coaguli o emboli. Pertanto, è più facile che gli specialisti indichino l’intervento in questo caso. Se l’occlusione è a limite, anche le placche dure vanno rimosse con le tecniche di intervento adeguate, a seconda del caso.
    ENDOARTERECTOMIA CAROTIDEA

    Questa tipologia di intervento consiste nell’incidere la carotide, esattamente all’altezza della placca, e asportare l’ateroma o le diverse placche che ostruiscono il flusso ematico. Se la rimozione totale non è possibile, o la condizione è grave, il chirurgo può procedere anche con l’allargamento carotideo con l’inserimento di una patch che mantiene aperto il condotto carotideo.
    ANGIOPLASTICA PERCUTANEA CON STENT

    La seconda tecnica di intervento consiste nel dilatare le carotidi a rischio con l’inserimento di uno stent con l’aiuto di un catetere. Il cardiologo chirurgo gonfia un palloncino sterilizzato e lo introduce nelle carotidi compromesse per schiacciare gli ateromi. Dopodiché, procede con l’applicazione di uno stent, che ha la capacità di auto espandersi e avrà il compito di tenere dilatata la carotide.

    Con l’operazione, le placche aterosclerotiche possono rompersi e perdere frammenti. Per evitare che i residui possano creare problemi al sistema cardiovascolare, si procede con l’inserimento di un sistema di protezione cerebrale.

    Il sistema di protezione cerebrale, come il transcatetere Sentinel, è un rimedio composto da due filtri progettato proprio per bloccare e rimuovere detriti durante le procedure chirurgiche.



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